Bastardo – Bevagna
Archeologia – Castello di Castelbuono
Il territorio risulta abitato fin da tempi antichissimi, durante il paleolitico e l’età del ferro, e soprattutto con l’apertura della Via Flaminia come dimostrano i numerosi reperti romani ritrovati in vari luoghi limitrofi. Come gli altri abitati della zona di Bevagna venne compreso nel Ducato longobardo di Spoleto, subì le pretese delle città vicine più potenti perché posto al crocevia tra Assisi, Todi, Perugia e Foligno.
Il castello risalente al X secolo, sorto per motivi difensivi durante il periodo dell’incastellamento, viene variamente nominato nei documenti coevi. Nel 1160 risulta in possesso di tale Mattiolo di Monaldo, ma i secoli seguenti lo vedono conteso fra Foligno, Spoleto e la stessa Bevagna.
Attualmente il borgo si presenta con la sua bella cinta muraria medievale alla quale sono addossate le case in modo compatto e impenetrabile; proteggeva l’entrata un’ampia doppia porta con arco a tutto sesto, corrispondente al raddoppio murario. Il paese si presenta con piccole costruzioni in pietra e le scale esterne che portano al secondo piano, i vicoli conservano l’antico l’acciottolato. Subito dopo la porta, sulla sinistra, si può vedere un’edicola che conserva tracce di un affresco raffigurante il Cristo Crocefisso, con ai lati la Madonna e San Giovanni.
Continuando a salire per le strade ripide e strette, si giunge alla Chiesa di Santa Maria Assunta, al cui interno sono conservati affreschi cinquecenteschi, dominata da un campanile a pianta poligonale e unica campana.
Tornando all’esterno del borgo, si vede un’altra edicola viaria, con un affresco attribuito a Giovanni di Corraduccio raffigurante la Madonna in trono che tiene in mano delle rose, con il Bambino, Santo Stefano e San Michele Arcangelo.
Castello di Torre del Colle
Un borgo bellissimo dove si è mantenuta intatta l’atmosfera medievale.
Anche qui l’insediamento ha radici molto antiche, sicuramente di epoca romana, testimoniate da un acquedotto, da iscrizioni latine e resti di un tempio forse dedicato a Latona, la dea madre di Apollo e Artemide. Nel medioevo appartenne alla famiglia ghibellina degli Antignano, il cui castello principale si trovava nei pressi, affacciato sulla Valle di Foligno che dominava e controllava. Tale famiglia di origine germanica, col capostipite Monaldo, ebbe dall’Impero l’investitura ufficiale, fin dal X secolo, di un feudo molto vasto e potente che durò fino alla morte dell’Imperatore Federico II nel 1250. Successivamente il Castello venne conteso tra Perugia, Todi e la Chiesa. Infine, nel 1500, entrò a far parte del territorio di Bevagna.
La costruzione si rivela imponente, circondata da mura sulle quali poggiano le abitazioni a difesa del borgo; l’ingresso è tipico dei castelli fortificati, con doppia porta esterna ed interna; le case in pietra sono spesso fornite di scala esterna, i vicoli e le scalinate salgono verso il punto più alto, caratterizzate da archi e ballatoi, fino alla Chiesa di San Lorenzo.
Bevagna
Questo antico e bellissimo borgo medievale, inserito tra i Borghi più belli d’Italia, merita veramente una visita e una passeggiata senza fretta lungo la via principale e lungo i vicoli.
Era luogo di sosta lungo la Via Flaminia Vetus, di grande importanza fin dalla costruzione della via Consolare (220 a.C.), come testimoniano i resti delle mura di cinta, dell’anfiteatro e del tempio pagano; successivamente fu luogo di transito dei primi cristiani come si evince dalle numerose chiese sorte al suo interno e nei dintorni.
“Mevania” divenne “municipia optimo iure” nel 90 a.C. e venne iscritta nella tribù Aemilia; nella riorganizzazione di Augusto entrò nella Regio VI Umbria et Ager Gallicus, ovvero fra i territori ad est del fiume Tevere.
Nel 1187, la città diventò libero Comune, con proprio Statuto e governo dei Consoli, e con ciò continuarono le guerre per il territorio coi comuni circostanti, i potenti Spoleto, Foligno e Perugia, nonché con l’Impero e lo Stato della Chiesa.
Numerosi sono i monumenti da visitare, consigliabile una permanenza nel periodo della manifestazione storica del Mercato delle Gaite (giugno), durante la quale viene ricreata la vita e i mestieri del XIII-XIV secolo e viene disputata la gara tra i quattro quartieri, le Gaite.
Chiesa di San Francesco
È una chiesa romanica edificata nel 1275, probabilmente sul luogo dove sorgeva un tempio romano, e dedicata al Santo di Assisi, con annesso convento. La facciata, molto sobria, presenta un portale rialzato di sei gradini, definito da lesene e arco a tutto sesto in marmo; al di sopra una finestra quadrata, tetto a capanna.
L’interno è ad una sola navata, arricchito da decorazioni e altari barocchi; vi sono conservate le opere pittoriche di Dono Doni e del suo allievo Ascensidonio Spacca, detto Il Fantino, nativo di Bevagna e seguace del Manierismo.
Molto bella la cupola decorata con terrecotte invetriate opera della bottega di Sante Buglioni, scultore che nel 1529 ereditò i segreti dei Della Robbia fuggiti in Francia a causa della peste (secondo il racconto del Vasari).
Proseguendo la visita, percorrendo Corso Giacomo Matteotti, si raggiunge Piazza Filippo Silvestri o Piazza Maggiore, dove si trovano il Palazzo dei Consoli, la Chiesa di San Michele, la Chiesa di San Domenico e Giacomo, la Chiesa di San Silvestro, la Colonna romana di San Rocco e una fontana neomedievale.
Palazzo dei Consoli
La sua costruzione ebbe inizio nel 1270, forse su progetto di tale Maestro Prode, a cui è attribuito anche il Palazzo comunale di Spello. La facciata è alleggerita da un doppio ordine di bifore gotiche, mentre una scenografica scalinata in marmo conduce alla porta d’accesso. Sopra il portale sono collocati lo stemma dei Trinci e lo stemma del Comune in cui sono raffigurati 4 vasi di miele. A piano terra si apre un bel loggiato ad archi acuti, coperto con volte a crociera, fatto realizzare dai 4 Consoli nel 1570 per permettere loro di passare dal Comune direttamente alla Chiesa di San Silvestro.
Il palazzo dei Consoli ospita il Teatro intitolato al letterato Francesco Torti, costituito nel 1886, con soli 140 posti; il soffitto venne decorato dal pittore ottocentesco Mariano Piervittori con la Danza delle nove Muse, mentre altri affreschi decorano il ridotto e la Sala Gialla. Il sipario è originale, dipinto da Domenico Bruschi con la raffigurazione di “Properzio che addita al Torti la sua Patria”.
Chiesa di San Silvestro
La facciata, in stile romanico, appare incompiuta poiché doveva essere a due ordini, analogamente alla Chiesa di San Michele che le sta di fronte. Si riconosce la pregiata pietra bianca e rosa del Subasio nella parte alta della facciata.
La chiesa venne commissionata dal Priore Diotisalvi nel 1195, durante l’impero di Arrigo VI, e progettata dal Maestro Binello, come è scritto in una lapide posta all’interno dell’edificio a lato del portale. Secondo gli storici federiciani Enrico VI fu presente alla cerimonia della consacrazione, il 15 marzo 1195, e in quell’occasione rivide sua moglie Costanza e suo figlio Federico nato l’anno prima.
L’elegante portale, che interrompe un sedile di marmo il quale corre lungo tutta la facciata, è decorato da una cornice a bassorilievo, con allegorie di Cristo ed Evangelisti, tralci di vite e figure zoomorfe. Al di sopra si aprono una trifora e lateralmente due bifore, costituite da marmi romani di recupero. L’interno è a tre navate scandite da colonne massicce sormontate da capitelli corinzi, il presbiterio è innalzato di 11 gradini, come nelle chiese benedettine, l’abside è anch’esso diviso da archi in tre navate. Al di sotto si trova la cripta, anch’essa divisa in tre navate, con volte rette da due grosse colonne di pietra. Gli affreschi superstiti sono di scuola umbra, quattrocenteschi e cinquecenteschi.
Chiesa di San Michele
Posta di fronte alla precedente, fu anch’essa progettata da Maestro Binello e da Maestro Ridolfo, nel 1070, entrambi citati in un’iscrizione lapidea; venne eseguita con blocchi di travertino e materiale decorativo di riporto rielaborato. La facciata, staccata dal tetto, presenta il portale centrale a cui si aggiungono due laterali più piccoli, sormontati tutti da trifore, da una cornice ad archetti e dal grande oculo; il campanile cuspidato è in stile gotico, a pianta quadrata con belle bifore e trifore su tutti i lati.
L’interno a tre navate, divise da colonne ed archi a tutto sesto, riprende il modello benedettino del presbiterio rialzato preceduto da un arco trionfale e sottostante cripta. Del periodo barocco settecentesco è rimasta soltanto una cappella della navata destra. Tra le opere d’arte conservate un bel Crocefisso ligneo del 1400, alcune sculture seicentesche e una statua d’argento di San Vincenzo.
Chiesa di San Domenico e Giacomo
Venne edificata nel 1291 sul luogo di un precedente oratorio intitolato a San Giorgio, dopo le distruzioni perpetrate da Federico II di Svevia. Annesso è il convento fondato dal Beato Giacomo Bianconi, un sacerdote dell’Ordine dei Predicatori Domenicani, nato a Bevagna nel 1220. In Umbria lottò ed estirpò la setta dei Nicolaiti, che accettavano i preti sposati e concubinari; fu autore di due opere teologiche, compì molti miracoli e governò il monastero fino alla morte, nel 1301. Il suo corpo riposa in un’urna posta sull’altare.
L’interno della chiesa è ad una navata; vi sono conservati nell’abside affreschi giotteschi, sculture lignee del Trecento, e dipinti di Ascensidonio Spacca. Il chiostro è affrescato con scene della vita del Beato Giacomo dipinte da Giovan Battista Pacetti, soprannominato Lo Sguazzino, pittore barocco del Seicento.
Nei sotterranei del convento sono stati ritrovati i resti di un edificio pubblico romano risalente al I secolo d.C.
Chiesa e Monastero di Santa Margherita
Il monastero benedettino venne fondato nel 1271 per volontà di Margherita di Taddeo; Papa Sisto IV concesse alle monache la chiesina di San Niccolò, nel 1475, mentre la nuova chiesa venne edificata nel 1627 e raccolse le reliquie di San Filippo Neri e di Sant’Angelico, un martire romano. Nell’Ottocento il monastero passò alle Suore Agostiniane.
All’interno la chiesa conserva sull’altare maggiore una tela raffigurante il martirio di Santa Margherita, opera di Andrea Camassei, pittore e incisore nato a Bevagna nel 1602, al quale si riferiscono anche le sei piccole tele con Episodi della vita di San Filippo Neri. Sempre all’interno si trova la Scala Santa, opera di Francesco Providoni, che offre ai fedeli le indulgenze previste dalla Santa Sede. Da visitare anche il parlatorio in stile rococò e il grande Chiostro superiore.
Il Tempio di epoca romana risale al II secolo d.C.,
Le Terme con un bellissimo mosaico in cui sono raffigurati animali marini e mitologici (tritoni, ippocampi, polipi, delfini, aragoste).
Il Teatro. Altre Terme romane sono state rinvenute nei pressi di Porta Guelfa, anch’esse con un bel mosaico raffigurante animali marini.
Il Teatro romano (I secolo d.C.) si riconosce dalla disposizione delle case a semicerchio che vi sono state costruite sopra e dalla strada, Via San Francesco, che lo delimita
La Cartiera “Valcheria” in cui viene mostrata la lavorazione della carta bambagina, un prodotto degli artigiani medievali a partire dal riuso degli stracci, utilizzando macchinari del tutto uguali a quelli del 1300.
Gualdo Cattaneo
Poco oltre si trova, a sinistra, la deviazione per il Castello di Gualdo Cattaneo, appena 7 km. sulla SP 422.
Questa parte del territorio meriterebbe una giornata di visita a sé, perché oltre alla Rocca di Gualdo, ricca di storia e di siti artistici, sono visitabili diversi altri castelli che fanno parte del Comune di Gualdo: il Castello di Simigni (il più vicino a Bastardo), il Castello di Ceralto, il Castello di Pomonte, il Castello di Cisterna, il Castello di Speltara, il Castello di Barattano, il Castello di Torri, il Castello di Colle Sorgnano, il Castello di Grutti, il Castello di Pozzo, il Castello di Saragano, solo per citarne i principali.
Montefalco
Proseguendo sulla Via Flaminia (SS 316), dopo pochi km. s’incontra la deviazione per Montefalco (SP 445), altro sito importantissimo dal punto di vista storico e artistico, facente parte dei Borghi più belli d’Italia.
Anche questo castello, il cui nome fa riferimento a Federico II di Svevia e ai suoi amati falchi, meriterebbe il soggiorno di una intera giornata, anche per le “Cantine aperte” che offrono la possibilità di assaggiare vini di grandissimo pregio come il Sagrantino, un passito destinato ai riti religiosi la cui origine ufficiale risale ai frati francescani del Cinquecento.
Chiese e Abbazie – Madonna della Pia
Un edificio in stile romanico, tipico delle chiesette viarie, in pietra, abside semicircolare e due arcate aperte sulle pareti laterali.
Sopra l’architrave del portale si trova una pietra con figure scolpite rappresentanti una testa umana e un fiore.
L’interno è a una sola navata, con trabeazione lignea a capriate.