San Giovanni Profiamma – Nocera Umbra

Archeologia – Nocera Scalo

Sul lato sinistro del fiume Topino sono indicati altri reperti romani della Flaminia Vetus:

Le Spugne

Anche qui si può vedere un muro di costruzione costruito, forse in epoca adrianea, per sostenere la strada consolare, composto da grossi blocchi di pietra ben squadrati e contrafforti laterali.

Ponte Marmoreo

Costruito con grossi blocchi di travertino per superare il torrente San Martino, con un bell’arco a tutto sesto, largo 6 metri e alto 3 metri. Anche la pavimentazione era curata con blocchi di pietra per impedire che le acque piovane e torrentizie danneggiassero le fondamenta.

Nocera Umbra

L’antica città umbra di “Nuceria Camellaria” sorse, intorno al VI secolo a.C., a destra del fiume Topino e ad ovest del Monte Pennino, in località detta Le Fornaci, come ne dà testimonianza l’esistenza di villaggi, santuari e castellieri diffusi sulle pendici montane e lungo le vie di transito.

Al periodo tosco-umbro risale il toponimo “Noukria” col significato di “nuova costruzione”, riferentesi al centro urbano che dominava un ampio territorio e che raggruppava le due tribù dei Favonienses e dei Camellani.

Già colonia romana, a partire dal I secolo a.C. la città venne riconosciuta “municipium” in epoca repubblicana per cui mantenne i propri magistrati e le proprie istituzioni, fino ad ottenere la cittadinanza romana insieme agli altri soci italici.

Durante il dominio romano il territorio acquisì i massimi benefici grazie ai traffici sulla Via Flaminia e sui vari diverticoli che si partivano da essa e grazie al controllo dei valichi verso l’Adriatico. La sua importanza economica viene ricordata da Strabone citando la “Naturalis Historia” di Plinio, mentre il suo nome compare come luogo di sosta sulla Tavola Peutingeriana.

Anche i Longobardi si interessarono alla città di Nocera e a questo luogo strategico posto a ridosso della Via Flaminia e alle falde dell’Appennino: i Duchi di Spoleto vi istituirono una “Arimannia”, ovvero ne fecero un insediamento stabile di una guarnigione militare a difesa dei confini e vi costruirono un accampamento fortificato, come ha dimostrato il rinvenimento nel sepolcreto di Portone di materiale risalente alla fine del VI secolo e oggi conservato nel Museo dell’Alto Medioevo di Roma.

Già sede di Vescovato fin dal VI secolo, venne eretta Contea nel X secolo, poi Comune nel XII secolo, risentendo sempre delle vicende belliche dei potenti Comuni vicini in contrasto tra loro per la conquista del territorio. Durante le lotte tra il partito Guelfo e il partito Ghibellino, Nocera sostenitrice del Papato, venne punita dall’Imperatore Svevo Federico II e distrutta nel 1248.

La città perse importanza strategica e politica, ma acquistò fama per le sue acque salutari e come centro di cultura e di arte; ciò attirò personaggi importanti fin dall’epoca rinascimentale a tutto l’Ottocento; per le cure termali, ad esempio, vi soggiornarono papi, cardinali, politici, artisti e letterati.

Si entra nel borgo e si percorre la salita di via Vittorio Emanuele II, ponendo lo sguardo sulle case medievali, ben conservate e ristrutturate, le scalinate, i balconi fioriti, i terrazzi aggettanti.

Le strette vie sono disposte in cerchi concentrici ascendenti, per cui diversi sono gli itinerari per raggiungere la parte alta del Borgo medievale, la sommità del colle luogo d’incontro del potere temporale, il Comune, e del potere spirituale, il Duomo.

Nocera Umbra- chiesa di San Francesco
Nocera Umbra
Nocera Umbra
Nocera Umbra

Valtopina

Valtopina
La localizzazione geografica indica l’importanza di questo centro nella Valle del Topino, posto a ridosso del fiume e del ponte che lo attraversava da un lato e le pendici del Subasio dall’altro. Gli storici hanno rilevato forme abitative fin dalla preistoria, costituitesi in pagus e castrum durante il periodo romano.

La costruzione della Flaminia Vetus permise il rafforzamento dei traffici e l’insediamento di maggiore popolazione, nonché la costruzione sulle colline di luoghi di controllo della vallata e di ville romane con poderi sfruttati per l’agricoltura e la pastorizia.

Il toponimo “Valle del Topino” è presente in un documento dell’Abbazia di Farfa del 756, in cui vengono citati i centri abitati di La Cerqua, Pasana e Stazzano.
L’amenità del luogo, il passaggio della via romana e di quella fluviale favorirono la fondazione di monasteri, chiese e castelli, soprattutto quando nei secoli XII e XIII si acuirono le lotte tra Foligno, Assisi e Spoleto; il territorio passò ad Assisi nel 1282 e tornò autonomo nel 1300 con decreto del Papa Bonifacio VIII.

Tra i castelli ricordiamo quelli di Poggio Stazzano, Santa Cristina, Gallano e Serra, tra i monasteri Santo Stefano e San Sisto di Gallano, tra le chiese quelle di San Pietro di Serra e San Cristoforo, e San Michele di Rotondolo.

Chiesa di San Pietro alla Serra
Oggi facente parte del cimitero di Valtopina. Appartenne anticamente al Monastero di Sassovivo di Foligno, com’è attestato in una bolla di Innocenzo II del 1143, affidata al Monastero benedettino di Santo Stefano di Gallano. Lo storico folignate Michele Faloci Pulignani, Bibliotecario del Seminario Vescovile, è una preziosa fonte per conoscere la storia ecclesiastica locale e, nel suo “Archivio di Storia Ecclesiastica dell’Umbria” dove fornisce i dati relativi alle chiese della Diocesi di Foligno, distingue questa chiesa cimiteriale dall’altra di Valtopina sempre intitolata a San Pietro della Cerqua.

Costruzione della Flaminia Vetus

Percorrendo la SS3 e attraversato l’abitato di Ponterio, si trova un muro lungo 70 metri circa di costruzione all’antica via, costituito da contrafforti rettangolari costruiti con grandi pietre calcaree. È alto circa 5 metri e mostra la tecnica di costruzione delle strade consolari.

Ponte Centesimo

Valtopina
Situata a 12 km. da Foligno, nella valle tra Fosso del Colle e Fosso della Valle di Collelungo, la frazione di Ponte Centesimo vanta una storia antica che origina dagli stanziamenti di popolazione umbra.

Probabilmente faceva parte del territorio di Plestia, l’antica città umbra situata sull’Altopiano di Colfiorito, poiché sono state ritrovate testimonianze consistenti in necropoli, tracce di mura e di un tempio. Va considerato che anche in epoca Romana, esattamente al centesimo miglio da Roma (160 km. circa), il luogo era un incrocio con il diverticolo della Flaminia che si dirigeva verso Colfiorito e perciò di grande importanza strategica e militare.

il ponte, largo circa 14 m. e in parte interrato, doveva essere alto circa tre metri; sono ben visibili l’arcata larga metri 2,90 e i muri di sostruzione, sia a destra che a sinistra, costruiti come contrafforti e per livellare il terreno al piano stradale.

La stessa pietra calcarea è stata riutilizzata per la costruzione di parte della Chiesa di Santa Maria Assunta che si trova poco oltre, in località Pieve Fanonica, e visibile dal parcheggio del Viadotto.

Pieve Fanonica
Antico borgo posto sul diverticolo della Flaminia in direzione Colfiorito, forse lo stesso citato da Plinio il Vecchio nel suo “Naturalis Historia”, quando lo pone come centro della schiatta umbra dei Nucerini Favoniensis.

Chiesa di Santa Maria Assunta

Chiesa di origine paleocristiana e ristrutturata in stile romanico, viene citata nei documenti del 1138 come “Pieve”, cioè provvista di fonte battesimale. Sulla fronte, molto semplice, con copertura a capanna, presenta la decorazione di una bifora e di un piccolo rosone.

Chiese e Abbazie – Capodacqua

Nel Medioevo era chiamato Fortillitium Capudacque a significare la presenza di una sorgente d’acqua. Al centro del paese di trova la Chiesa di Santa Maria ed Anna, sorta nel XII secolo su un territorio dipendente dal Monastero benedettino di Gallano. Inizialmente dedicata a San Cristoforo, soltanto nel Seicento venne intitolata alla Vergine e a sua madre Anna.

La chiesa si presenta all’esterno con tetto a capanna e timpano, abside semicircolare, campanile del Novecento in stile neoromanico, a pietre bianche e rosa.

L’interno, a una navata, piuttosto spoglio, conserva una Madonna con Bambino lignea, policroma, del Quattrocento.

La Via Flaminia lasciava Roma uscendo dalla Porta Flaminia, l’odierna Porta del Popolo, superava il Ponte Milvio e seguendo la Valle del Tevere entrava in Umbria ad Otricoli, continuando fino a Narni.

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