Fossato di Vico – Scheggia
Archeologia – Scheggia
Questo borgo è l’ultimo Comune umbro che insiste sulla Via Flaminia, la quale poi si dirige verso il territorio marchigiano, in località Buotano.
Anch’esso fa parte del Parco del Monte Cucco ed è quindi mèta di un turismo naturalistico, come nel medioevo era mèta degli eremiti e dei fondatori di cenobi monastici. Nella Tavola Peutingeriana figura al 134esimo miglio da Roma, indicata col toponimo “ad Ensem”, come luogo di sosta e di cambio dei cavalli (statio et mutatio) dopo Sigillo e per coloro che varcavano i monti al Passo di Scheggia; infatti il sito si trovava e si trova sul versante adriatico dell’Appennino.
Un Tempio dedicato a Giove Appennino, situato alle falde del Monte Catria , tra Scheggia e Cantiano, era conosciuto come tempio oracolare, dove i fedeli si recavano a ricevere consigli e vaticini.
Certamente furono i Romani a valorizzare il Tempio e il Passo grazie alla costruzione della Flaminia, aumentando i commerci e i transiti di eserciti e pellegrini. Lungo la Via è ancora conosciuto il sito detto “Ponte a botte” di epoca romana. Il toponimo Scheggia appare nel 1163 in un diploma di Federico I Barbarossa indirizzato a Gubbio.
La visita del paese è di per sé un’immersione nell’atmosfera medievale, nei vicoli e piazzette, scale ed archi, antiche chiese ed edifici alti e stretti addossati tra loro, all’interno delle mura o all’esterno di esse.
Da antiche carte topografiche risulta che il castello aveva sei torri, delle quali una corrisponde all’attuale campanile, un’altra appare mutila e una terza è diventata la sede del comune. Nel territorio circostante erano presenti diverse torri d’avvistamento e di difesa del valico, tutte in comunicazione con le torri del Castello di Scheggia.
Le Chiese principali sono di epoca rinascimentale come la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (1556) e di epoca secentesca come la Chiesa di Sant’Antonio Abate.
Sigillo
L’abitato, di antichissime origini umbre, si sviluppò in epoca romana grazie alla posizione sulla Via Flaminia e le vie di transito a cavallo degli Appennini.
Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia”, ci informa che era abitata dalla tribù umbra dei “Suillates” e in una lista censoria di Augusto compare il centro di Suille, forse collocato tra Sigillo e Gualdo Tadino.
I reperti archeologici di epoca romana, pur numerosi e rilevanti, non hanno chiarito l’origine del toponimo. Riconosciuta “municipium” in età imperiale, la città venne affidata ai “duumviri”, magistrati cittadini che esercitavano funzioni politiche, militari, amministrative, giuridiche civili e penali.
Ponte Spiano
Consentiva alla via Flaminia di superare il torrente Fonturci, e proseguire per il Passo della Scheggia; venne realizzato con grossi blocchi di pietra, lunghi anche un metro, è largo 3,25 metri e lungo 35 metri.
Nei pressi gli studiosi collocano un Tempio dedicato a Giove Appennino, così come appare nella Tavola Peutingeriana.
Il ponte ha resistito abbastanza bene a due millenni di storia ed è tuttora carrabile.
Ponte di Scirca o Ponte dei Pietroni
scavalcava il fiume Scirca, costruito con enormi pietre in epoca Adrianea, nel II secolo d.C. Venne fatto saltare dai tedeschi in ritirata nel 1944 e molti dei pietroni giacciono ancora sul bordo del fiume.
La cittadina è ben conservata nel suo impianto medievale ben conservato con i suoi edifici storici rimasti intatti.
Nel centro dove si trovava la rocca si trova la Chiesa di Sant’Anna attualmente facente parte del Monastero di clausura delle suore Agostiniane, edificata nel 1457 e successivamente ampliata; la Chiesa di Sant’Agostino edificata nel Settecento, su progetto dell’architetto Giacomo Cantoni, sopra una precedente chiesa dedicata a Santa Caterina e della quale rimane la cripta medievale; la Chiesa di Sant’Andrea, dalla facciata molto sobria e incompiuta mentre l’interno, in stile neorinascimentale, è ricco di decorazioni, eleganti colonne e capitelli; la Chiesa di San Giuseppe, già intitolata alla Madonna e sede della Confraternita di Santa Maria dei Disciplinati.
La facciata è in stile romanico, con portale semplice ed oculo con rosa in pietra, sono visibili gli affreschi quattrocenteschi, tornati alla luce.
Chiesa di Sant’Anna al Cimitero
Si trova nei pressi del Cimitero comunale, sul tracciato dell’antica via Flaminia; la sua costruzione risale al 1400, forse in sostituzione di un precedente Oratorio.
Nei secoli successivi vennero effettuate varie modifiche, come il portale, l’oculo e le due bifore della facciata che sono cinquecentesche.
Chiesa di Santa Maria Assunta di Scirca
Venne edificata intorno al 1200 e anch’essa faceva parte della Commenda templare di San Giustino d’Arna.
All’esterno presenta una struttura romanica, col tetto a capanna, la facciata semplice con portale ed oculo, il campaniletto a vela.
All’interno, che mantiene lo stile romanico, sono conservati gli affreschi di Matteo da Gualdo.
Chiese e Abbazie – Abbazia di Sant’Emiliano di Congiuntoli
Il Monastero benedettino venne fondato nel X secolo su uno sperone di roccia affacciato sulla confluenza tra il fiume Sentino e il torrente Rio Freddo, da cui la definizione di “Congiuntoli”. Nel XIII secolo il complesso venne ampliato dai Templari di Monte Cucco, e la loro simbologia appare su un lato della chiesa: la croce templare che divide quattro campi nei quali appaiono due figure umane affrontate ed oranti, una stella circoscritta dal cerchio e una rosa. Ai lati sono stati murati due capitelli a conchiglia.
Certamente il luogo era ritenuto sacro anche in epoca pagana e, inoltre, si trovava su un importante asse viario romano, poiché un ramo della Flaminia passava proprio davanti all’abbazia e sopra al ponte sopra il fiume Sentino.
L’edificio si presenta con una mole notevole, imponente ed essenziale nelle sue forme romano-gotiche. L’interno è a due navate e solo recentemente è stato ricollocata su una parete la riproduzione di un affresco di scuola giottesca, staccato nel 1907 e conservato a Fabriano.
L’Abbazia si può visitare grazie ai volontari che si prestano a guidare gli ospiti, ma gli orari variano a seconda dei mesi e dei giorni festivi, consultare il sito internet.
Eremo di San Girolamo di Monte Cucco
Intorno all’Eremo i frati costruirono i terrazzamenti per coltivare piccoli orti, la chiesina dedicata ai Santi Girolamo e Romualdo e il campanile, il reliquiario per i Beati martiri Magno e Benedetto, una fucina per il frate fabbro, la biblioteca per gli studi, il refettorio, l’infermeria, il magazzino, le cucine, ecc.
Dal 1531 funzionava un sistema idraulico per raccogliere l’acqua della cascata, depurarla e convogliarla ai diversi edifici.
L’Abbazia si può visitare grazie ai volontari che si prestano a guidare gli ospiti, ma gli orari variano a seconda dei mesi e dei giorni festivi, consultare il sito internet.
Pascelupo
La sua posizione sulla collina prospiciente la valle del Rio Freddo era strategica, in quanto dominava l’importante valico sull’Appennino che conduceva al territorio marchigiano.
Il borgo si presenta ben ristrutturato, con la porta d’accesso medievale originaria; il resto del castello è stato inglobato nelle abitazioni civili che circondano la piazzetta centrale e i vicoli.
Una parte delle antiche fortificazioni è rappresentata da una torre rotondeggiante, con aperture ogivali, che è diventata l’abside della Chiesa di San Bernardino da Siena.
Isola Fossara
È una cittadina dominata dalla mole del Monte Catria e come indica il toponimo “Isola” si tratta di un luogo isolato in territorio rurale, posto alla confluenza di due fiumi, il Sentino e l’Artino, quest’ultimo collegato a San Romualdo che sulle sue sponde fondò l’Abbazia di Sitria.
Isola si ritrovò terra di confine tra l’Esarcato di Ravenna e il Ducato longobardo di Spoleto, e successivamente nelle guerre tra Gubbio e Sassoferrato.
Nel 1385 entrò a far parte del Ducato di Urbino e nel 1631 dello Stato della Chiesa.
Monte Catria
Raggiunge i 1700 metri ed è considerato sacro fin dall’antichità, come dimostrano i bronzetti votivi di età romano-gallica ritrovati negli scavi condotti sulla cima. Alle sue falde vi era un tempio dedicato a Giove Appennino, venerato sia dagli umbri che poi dai romani, come riporta la Tabula Peutingeriana la quale, come si è già detto più volte, è una copia del XII secolo di un’antica carta romana che mostrava le vie militari dell’Impero.
Alle pendici della sacra montagna sorgno molti eremi e monasteri benedettini a partire dal più grande, quello di Fonte Avellana, alle Abbazie di Santa Maria Assunta di Frontone, di Sant’Angelo di Paravento, di Sant’Angelo di Chiaserna, di Sant’Emiliano di Congiuntoli, gli Eremi di Luceoli e di San Girolamo di Pascelupo.
Abbazia di Santa Maria di Sitria
Venne fondata da San Romualdo, nel 1014 alle pendici del Monte Catria, nel parco naturale del Monte Cucco. San Romualdo scelse questo luogo per il suo eremitaggio che durò sette anni, dal 1018 al 1021, e vi fondò il Monastero benedettino.
La chiesa rispetta i canoni dell’architettura benedettina, ad una sola navata, col presbiterio rialzato a cui si accede tramite una scalinata di otto gradini. Dal centro della scala si scende nella cripta che presenta una copertura a volte poggianti su un’unica colonna centrale, con capitello corinzio riccamente decorato, di epoca romana.
L’altare è composto da una lastra di travertino poggiante su archetti trilobati sorretti da 13 colonnine, nel catino dell’abside si può ancora vedere un affresco raffigurante la Crocefissione. In una cella sotterranea si dice abbia vissuto il santo fondatore.
Nel suo complesso la chiesa è spoglia, il cenobio annesso è andato quasi del tutto distrutto e per visitarla occorre chiedere la cortesia dei monaci camaldolesi di Fonte Avellana. È tuttavia una visita importante per ammirare le dimensioni dell’edificio, soprattutto considerando il luogo isolato dove venne costruito.
Campitello e Chiesa di Santa Maria Assunta
Si tratta di una chiesa di origine Templare, rimasta all’Ordine fino al processo del 1300. Costruita nel XII secolo, presenta una struttura architettonica molto semplice: esterno con tetto a capanna, portale lunettato e oculo; interno a una navata con volte a botte, affrescate come il catino dell’abside.
Vi sono dipinte tre croci templari, due sulle pareti e una sotto l’altare.
Questo è composto da una lastra di pietra poggiante su esili colonnine sormontate da capitelli fogliati. Posteriormente si trova il campanile caratterizzato dal piccolo tetto a padiglione.
Villa Col de’ Canali
Di antica origine, come dimostrerebbe l’esistenza di un castelliere d’altura, abitata in epoca romana forse intorno ad una villa rurale e poi in epoca medievale di cui si hanno notizie da documenti duecenteschi. Al Trecento risale l’esistenza della Chiesa di Sant’Apollinare di Valbonosa, una chiesetta di campagna, demolita e ricostruita sulla collina nel 1700 perché troppo lontana dall’abitato.
Al suo interno era venerata la pala d’altare che si vede attualmente nella nuova chiesa, raffigurante la Vergine in trono col Bambino tra i Santi Francesco e Apollinare, opera del pittore manierista cinquecentesco Virgilio Nucci da Gubbio.
Sant’Apollinare, patrono del borgo, fu vescovo di Ravenna e martire nel II secolo d.C. durante le persecuzioni di Vespasiano; il suo culto venne probabilmente introdotto nel territorio dai bizantini durante l’occupazione del cosiddetto “corridoio bizantino”, nel VI-VII secolo d.C.
Costacciaro
Di epoca romana sono stati trovati reperti in località Il Calcinaro, a valle del paese. Il paese sorse sulla cima di una collina, affacciato sulla via consolare, posto a difesa di essa e dei suoi abitanti in caso di scorrerie dei popoli barbari.
Quando divenne parte del territorio eugubino, il castello di Costacciaro ebbe un ruolo importante essendo zona di confine. Stesso ruolo ebbe quando venne inglobato dal Ducato dei Montefeltro di Urbino nel 1384.
Di epoca medievale è la Torre civica, perfettamente mantenutasi nel tempo.
Chiesa di San Francesco
È un edificio del 1200, di origine benedettina, poi passato ai frati francescani nel 1282 e dedicato a San Francesco nel 1315; alcuni studiosi hanno recentemente rilevato la presenza di simbologie templari.
La facciata è romanico-gotica, costruita con la pietra bianca del Monte Cucco, portale strombato a cui si accede salendo 5 gradini.
Alla base degli stipiti appaiono due bassorilievi, che rappresentano una mano nell’atto di salvare un cagnolino dalla zampa di un leone. Al di sopra è collocato un bel rosone a 12 archetti e colonnine.
All’interno restano tracce di affreschi, tra cui un San Sebastiano, datato 1484, e un Ecce Homo; sono invece numerosi i simboli di carattere templare come croci patenti di colore rosso, il fiore della vita a sei petali inscritto nel cerchio, il fiordaliso e altri simboli araldici.
Grotta di Monte Cucco
Si tratta di un complesso carsico esteso per 35 km. e che raggiunge i 922 metri di profondità.
Si può percorrere un itinerario di visita guidata con speleologici, dietro richiesta all’Università degli Uomini Originari di Costacciaro.
Collina di Purello
Chiesa di Santa Croce di Culiano
Edificata sulle terre appartenenti all’ordine Templare della Commenda di San Giustino d’Arna. Era collocata sul diverticolo che dalla Flaminia superava l’Appennino e scendeva verso Fabriano e l’Adriatico.
Era una via difficile e impervia, infestata da briganti della montagna, per cui i Templari ne dovevano tutelare la sicurezza per i pellegrini e offrire alloggio prima del valico.
L’edificio, che attualmente si presenta con una facciata semplice, portale, oculo e due finestrelle devozionali circolari.
Purello di Fossato di Vico
Santuario Madonna della Neve alla Ghea
L’edificio appare nella sua forma duecentesca, ma alcuni reperti archeologici di epoca romana testimoniano l’antichità dell’insediamento di culto, forse dedicato alla dea Cupra degli Umbri, che secondo Varrone sarebbe identificabile con la Bona Dea, divinità Madre, considerata protettrice delle acque e della fertilità dei terreni. Probabilmente la prima chiesa cristiana venne edificata sui ruderi di un tempio prima dell’anno Mille.
Risalente al XII-XIII secolo è la statua lignea della Madonna venerata in questa chiesa fin dal Medioevo e a tutt’oggi, statua policroma della Vergine in piedi che tiene davanti a sé il Bambino.
L’esterno si presenta con una facciata molto sobria, preceduta da un portico, la cui aggiunta cinquecentesca ha ridotto l’oculo a un semicerchio. Restano visibili le due finestrelle devozionali rotonde.
Sul tetto a capanna spicca il campanile a torretta quadrangolare. L’interno ad una navata presenta soltanto la piccola abside affrescata; resti di affreschi portano la data 1506.